Stradivirus, i ragazzi raccontano il lockdown

Si chiama Stradivirus la web radio creata dall’Istituto di istruzione superiore Antonio Stradivari di Cremona per offrire agli studenti la possibilità di raccontare il loro periodo di quarantena.
Mesi di forzato isolamento in cui i ragazzi (dai 14 ai 19 anni) hanno avuto il modo di riflettere su molti aspetti. E la riflessione spinge alla voglia di esprimersi, di condividere le proprie opinione, di ascoltarne di altre.
Da queste esigenze, l’idea di registrare dei podcast e postarli su Stradivirus con risultati inaspettati: alcuni hanno raggiunto i 1.200 ascolti:
 https://www.spreaker.com/show/stradivirus
Tutto questo è stato possibile grazie a i volontari del servizio civile Francesco Generali e Saidu Yayah, e ai professori Michele Bozzetti — docente di discipline pittoriche — e Roberto Lana — docente di letteratura italiana e storia al Liceo musicale e alla Scuola internazionale di liuteria — con la supervisione del dirigente scolastico Daniele Pitturelli.
Un lavoro di gruppo che ha incanalato le energie e le richieste arrivate dai ragazzi.
Dieci podcast (il nono e il decimo in uscita oggi) in cui emergono considerazioni estremamente profonde e, a volte, spiazzanti di giovani che parlano con il cuore e il cervello di questo periodo anomalo e irreale. Ma non solo: si mettono a nudo, scavano dentro se stessi, in una sorta di autoanalisi ricca — forse anche per loro — di scoperte e sorprese.
Il progetto Stradivirus ha coinvolto gli studenti di tutti gli indirizzi con Anna Loda, Benedetta Bodini, Valerio Bombelli, Chiara Bignamini, Federico Cruccas, Charen De Carolis, Marta Fiorentini, Giancarlo Ghidini, Lorenzo Lo Conti, Maria Cortesi, Maria Papa, Michela Mereni, Parmvir Singh, Marco Ragazzini, Elisa Valente, Alessia Bolsi, Fabio Stabile, Gabriela Condulet.
«Con il professor Lana — dice Bozzetti — era dall’inizio dell’anno scolastico che stavamo pensando a un’esperienza di questo tipo. Sentivano l’esigenza di un canale che potesse essere uno strumento di comunicazione e creatività. Non solo una cassa di risonanza della scuola, ma potesse essere molto di più per contenuti e modalità. L’emergenza ci ha fermato, ma poi abbiamo pensato che invece fosse il momento più adatto per partire con questa iniziativa. I ragazzi hanno accettato la sfida di dare la parola a chi non l’ha mai avuta».
Da inizio maggio due episodi a settimana — mercoledì e sabato — fino agli ultimi due di oggi.
«I ragazzi — aggiunge Lana — rappresentano tutte le articolazioni in cui è diviso il nostro istituto — Scuola internazionale di liuteria, Liceo musicale, Liceo artistico e Istituto professionale per la moda e l’arredo —. I risultati della web radio hanno sorpreso anche noi, perché i contenuti sono migliori di quello che ci aspettavamo. Siamo contenti e dall’anno prossimo vorremmo trasformare la web radio in una struttura fissa con una o due trasmissioni la settimana».
Nei podcast si parla di molti aspetti della quotidianità da lockdown, ma sono tre gli elementi che sembrano emergere: la riappropriazione di una parte di se stessi, il rafforzamento di alcuni rapporti (famiglia e amici) e, forse facendo parte della generazione di Greta Thunberg, una sensibilità spiccata verso l’ambiente.
Ma non solo. Uno studente afferma di aver trovato molte risposte nella preghiera, c’è chi canta a squarciagola per la casa, chi desidera il silenzio, dopo l’incubo delle sirene delle ambulanze, chi passa da Rancore ai Led Zeppelin e da Lucio Battisti a Ultimo con grande disinvoltura, chi ha compiuto 18 anni in quarantena ed «è stato bellissimo, gli amici mi hanno fatto un sacco di sorprese», chi ha fatto indigestione di serie tv, chi ha visto aumentare la propria creatività e chi è stato colpito da un lutto.
E poi manca la scuola, come luogo di formazione, confronto, crescita. C’è chi rimpiange l’ambiente — anche una sedia — chi il rimprovero del professore di turno, una battuta del compagno anche se fuori luogo, la complicità con alcuni compagni di classe e, per chi è in quinta, non poter fare un esame di maturità normale.
E quando tutto sarà realmente finito, cosa ci sarà? «Voglia di vivere».

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